Solitamente quando si parla di acustica degli spazi confinati ci si trova ad affrontare argomenti che possono risultare ostici a chi non è un tecnico o un addetto ai lavori, il che si traduce in interpretazioni spesso fantasiose.
Per sgomberare il campo da ogni tipo di dubbio partiamo dalla semplice considerazione di quali siano le caratteristiche di un ambiente confinato: si tratta di uno spazio dal volume ben definito racchiuso da una serie di superfici (6) di confine, non necessariamente piane.
Tali superfici possono essere opache (è il caso delle pareti in muratura, dei solai, ecc.) oppure trasparenti (finestre, pareti vetrate).
Analizzare l’acustica di un siffatto spazio richiede conoscenze complesse che vanno dallo studio delle caratteristiche della sorgente sonora che si vuole investigare, all’interazione del suono con le strutture che costituiscono l’ambiente, alla propagazione delle onde sonore all’interno di un volume che può risultare a seconda dei casi più o meno complesso.
Tutte queste linee di indagine naturalmente si intrecciano tra loro a fornire un quadro non sempre di facile lettura. Anche la posizione della sorgente sonora rappresenta una variabile non trascurabile nello studio dell’acustica architettonica: in tal senso dobbiamo qui distinguere i casi in cui essa si trova all’esterno (e quindi si valuteranno
aspetti legati al fonoisolamento), o all’interno del proprio volume confinato (in tal casosi parlerà di fonoassorbimento).

Scala dei livelli di pressione sonora (SPL) misurata in dB. Per evitare danni all’udito ad un maggior valore del livello sonoro dovrebbe corrispondere una minore esposizione.

Quando la sorgente sonora si trova all’interno dello spazio confinato che stiamo analizzando, ai fini della fruizione dello stesso non riveste importanza di cosa sono costituite le strutture di confine, quanto invece quali sono le loro caratteristiche superficiali. Dato per assodato che il mio volume sia adeguatamente isolato dai rumori provenienti dall’esterno, questo non implica che l’acustica al suo interno sia ottimale.
È esperienza abbastanza comune essersi trovati in un locale, magari un ristorante, in cui tutte le pareti in muratura sono semplicemente intonacate e non riuscire a comunicare nemmeno col proprio commensale a causa del brusio fastidiosoproveniente dagli altri tavoli.
Questo effetto è legato al fatto che il suono quando raggiunge un ostacolo viene solitamente riflesso all’indietro rimanendo all’interno della stanza ed incrementando il campo sonoro in termini di livello complessivo.
Naturalmente superfici diverse hanno comportamenti diversi in relazione a questo fenomeno: quindi così come la piastrella di marmo o il calcestruzzo riflettono la quasi totalità del suono che viene ad incidere su di essi, altri materiali ne riflettono invece solamente una frazione.
Si parla in questo caso di fonoassorbimento.
I materiali classificati come fonoassorbenti sono in grado di dissipare parte dell’energia acustica che li investe attraverso dei meccanismi fisici . Questa loro peculiarità viene valutata attribuendo un coefficiente di fonoassorbimento tramite delle prove in laboratorio che altro non è che un numero puro (compreso tra 0 e 1) che fornisce in termini percentuali la capacità di assorbire e quindi non rimettere in circolo all’interno dell’ambiente il suono.

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